La mia idea parla della musica che porta via dalle cose negative. Per questo chiediamo a chi ci è accanto come sta. Se sta bene ci uniamo a lui, se non sta bene lo aiutiamo. Facciamo agli altri ciò che vorremmo che gli altri facessero a noi.
L’obiettivo è fare emergere da ognuno la particolarità speciale che ha, per comprendere il mondo in cui siamo e farlo capire a più persone.
Questa cosa accade se i docenti raccontano le loro storie personali senza paura, perché vogliamo affrontare le persone estranee nonostante la sofferenza e il coma interiore, per provare l’emozione di ascoltare le mie parole che tornano: pezzi di me negli altri.
L’aula, più che un’aula, è una biblioteca con la musica, aperta anche di notte e questa visione vuole ridurre le disuguaglianze.
La musica è un modo per comunicare universale che unisce popoli con tradizioni e lingue diverse.
In quest’ultimo mese si scende nelle piazze, per manifestare. Questa co sa si fa con la musica.
La musica, non a caso, è una cosa impermanente, che arriva al cuore. A volte hai anche paura di mostrare tutto questo sentimento per la musica.
Loredana Paolicelli ci ha spiegato questa cosa dicendoci che un film non avrebbe le stesse emozioni se non avesse la base musicale.
Per molti la musica aiuta, fa sorridere il cuore. La musica è per tutti, ma per pochi.